Dopo quasi tre mesi di grandi timori e profondo dolore a causa dell’emergenza sanitaria del coronavirus che ha colpito 27 ospiti e 6 operatori del Centro di San Fermo di Fondazione Piatti, oggi splende un raggio di sole.
Gli ospiti della RSD di San Fermo colpiti dal virus sono stati curati e sono guariti, e i loro compagni sono rimasti indenni. Lo dicono gli esiti dei tamponi effettuati a più riprese che hanno dato quale riscontro la negatività di tutti i 57 residenti della struttura. Anche i 6 operatori della struttura che hanno contratto il virus stanno meglio. 3 sono completamente guariti e già tornati al lavoro e 3 sono ancora in convalescenza ma fuori pericolo.
«È stato un periodo terribile che ha causato anche la triste scomparsa di tre nostri ospiti Walter, Claudio F. e Claudio R. A loro e ai famigliari rivolgiamo un pensiero profondo – afferma Michele Imperiali, Direttore Generale di Fondazione Renato Piatti onlus – Oggi però, con la dovuta prudenza, possiamo dire che stiamo entrando nella “fase di convalescenza” della RSD di San Fermo e di tutta la Fondazione. La nostra attenzione, certo, rimane elevatissima per evitare il riaccendersi di focolai e proteggere i nostri 165 ospiti con disabilità che vivono nei 9 Centri residenziali di Varese, Busto e Melegnano, rimasti aperti, e i nostri 180 operatori e collaboratori che si prendono cura di loro con la massima professionalità.»
Sono stati mesi molto duri e sofferti per contrastare la pandemia. La Fondazione ha fatto grandi sforzi sul piano professionale, umano e anche finanziario.
Per gestire l’emergenza sono stati adottati protocolli molto severi elevando i livelli di attenzione attraverso misure di prevenzione di natura straordinaria. E’ stata costituita un’Unità di Coordinamento Covid_19 guidata nella parte sanitaria dalla Dr.ssa Simona Bassani, già Responsabile Sanitario del Centro di San Fermo. La Dr.ssa Bassani, insieme agli altri medici che operano in Fonazione si è adoperata per curare in struttura gli ospiti positivi al Coronavirus e per limitare al massimo la diffusione dell’infezione.
La parte scientifica, invece, è stata affidata alla consulenza Dr. Roberto Martegani, infettivologo che sta accompagnando Fondazione Piatti anche nelle procedure della Fase2. Ogni Centro Residenziale è stato attrezzato di zone di isolamento. Quando i DPI (mascherine, guanti, camici, disinfettanti, etc.) non erano a disposizione dal sistema pubblico, la Fondazione ha provveduto in proprio senza esitare un secondo. Ancora oggi le rilevanti spese per l’acquisto di questi dispositivi sono a carico della Fondazione che però, fortunatamente, non si è mai sentita sola e ha potuto far fronte ai crescenti costi grazie al generoso sostegno di molti cittadini, di imprese private ma anche di diverse famiglie e addirittura di operatori che si stanno prodigando nella raccolta fondi.
Anche di fronte al problema della reperibilità dei tamponi, così tanto dibattuto in Regione Lombardia, Fondazione Piatti non ha esitato un istante a scegliere la strada di integrare le fonti pubbliche con quelle private.
Su questo aspetto è doveroso un ringraziamento all’ATS Insubria e al Comune di Varese che, per quanto possibile, non hanno fatto mancare il loro impegno.
Il personale della Fondazione è stato informato e formato alla gestione dell’emergenza.
Gli operatori sanitari, gli educatori e i terapisti utilizzano ad ogni turno mascherine, guanti e gel igienizzanti.
Gli ambienti vengono sanificati più volte al giorno e ai lavoratori e anche ai fornitori viene misurata la temperatura due volte, in ingresso e in uscita.
I fornitori entrano solo con dispositivi di protezione individuale, così che un’operazione semplice come consegnare i pasti non porti rischi all’interno.
La Fondazione ha dovuto sospendere tutte le visite di parenti presso le strutture per proteggere gli ospiti e per questo sono stati mesi sofferti anche per le famiglie costrette a relazionarsi con i propri cari solo al telefono o con le videochiamate. Si stanno studiando modalità sicure per il riavvicinamento in sicurezza, che potrebbe riprendere dal mese di giugno.
Sempre nel mese di giugno potrebbe riprendere l’attività dei Centri Diurni e dei Centri Riabilitativi di Varese, Besozzo, Melegnano e Milano, che si prendono cura di circa 100 adulti con disabilità diversificate e circa 230 bambini e ragazzi con autismo e con patologie neuromotorie
In attesa dei protocolli territoriali che sono allo studio in sede regionale, una squadra ad hoc sta valutando l’adozione dei più efficaci accorgimenti di sicurezza per abbassare il più possibile il rischio di contagi e riprendere le attività,
Nel frattempo, però, il progetto sperimentale “Toc Toc – Fondazione Piatti a casa dei bambini con autismo”, ovvero il programma di tele-riabilitazione che offre la possibilità per il bambino e per i suoi familiari di proseguire, da casa, con le attività di riabilitazione cognitiva e comportamentale – ha dato risultati molto positivi. Dal mese di marzo il servizio di tele-riabilitazione ha raggiunto 160 famiglie con oltre 1.000 interventi e il feedback da parte dei genitori è positivo anche se la voglia di tornare a vedersi è tanta. «Una breve panoramica che sa rassicurare sul fatto che Fondazione Piatti è sulla strada giusta per uscire da questo momento terribile. – Conclude Cesarina del Vecchio, Presidente di Fondazione Renato Piatti onlus – Abbiamo affrontato insieme e uniti un fenomeno ignoto e mai vissuto prima. Il merito dei risultati positivi ottenuti oggi sono il frutto di tanti sacrifici da parte di tutti gli attori coinvolti, dagli ospiti ai familiari, dagli operatori ai dipendenti e collaboratori di Fondazione Piatti. Un grande gioco di squadra che ci ha visti supportarci a vicenda.»