Accorciamo le distanze 2015, Fondazione Piatti si racconta

10945563_10153097898987658_3217099231832506510_nUn pomeriggio per avvicinare persone e ruoli dell’organizzazione, ma soprattutto per riflettere a voce alta su noi stessi e sui principi che ispirano il nostro operato. Questo, in estrema sintesi, il senso dell’incontro svoltosi venerdì 6 febbraio 2015, presso la sala congressi del Centro Gulliver a Varese, e denominato “Accorciamo le distanze”. I membri del Consiglio di Amministrazione, le direzioni, gli operatori e i volontari di Fondazione Piatti si sono trovati a confrontarsi su due temi fondamentali: la mission, i valori e l’identità della Fondazione, così come si esprimono nel nuovo piano strategico 2015-2018, e il Bilancio Sociale, per condividere tre esperienze significative dello scorso anno e i focus prevalenti per l’anno in corso.

Il meeting è stato introdotto da Michele Imperiali, Direttore Generale di Fondazione Piatti che, dopo aver ripercorso il cammino evolutivo della Fondazione dalle origini fino ad oggi, ricordando la natura di ente a marchio Anffas, ha lasciato la parola a Cesarina Del Vecchio, che in qualità di Presidente e di primo garante dei valori della Fondazione, ha sottolineato che il principio “Prima la persona, poi il disabile” non è solo il payoff che accompagna il nostro logo bensì un imperativo categorico per chiunque operi in Fondazione Piatti. Il rispetto per la persona è il principio essenziale a cui tenere fede e cui accompagnare la propria professionalità, con un’attenzione a 360° sui destinatari ultimi della mission di Fondazione Piatti, ovvero i nostri ospiti.

In seguito il consigliere delegato di Fondazione Piatti, Paolo Tognella, ha illustrato il piano strategico 2015-2018 che, adeguandosi al nuovo modello di welfare adottato dal Sistema Sanitario della Regione Lombardia, è stato studiato nell’ottica della Continuità, della Crescita e della Capacità.

Con l’intervento di Franco Radaelli, Vice Direttore Generale e Direttore Gestionale di Fondazione Piatti, è emersa l’importanza del Bilancio Sociale, non solo come strumento di lavoro ma come veicolo di consapevolezza e scambio di esperienze significative: “rendersi conto per rendere conto”, questo il motto a cui ispirarsi, perché il bilancio sociale è un momento di crescita culturale dell’intera organizzazione prima che uno strumento tecnico di rendicontazione.

A questo proposito, sono stati illustrati tre progetti dalla voce degli operatori coinvolti.

Osvaldo Cumbo ha spiegato il Progetto Inclusione Sociale, lanciato da Anffas Lombardia, arricchito dal contributo dell’educatrice Valeria.

Paolo Aliata, responsabile del CTRS Autismo di Milano, ha raccontato la positiva riuscita del Progetto AutismH2O, insieme con Andrea Sironi, gestore della piscina, dove è nato e cresciuto il progetto a partite da una intuizione pionieristica, che vuole trattare le disabilità nella maniera più normale possibile, coinvolgendo non solo i bambini del Centro ma aprendo le porte alla cittadinanza.

Infine, Barbara Zanni ha illustrato il progetto Paragility, attuato con gli ospiti del CDD e della CSS di Bobbiate.

Tre esperienze che hanno ben rappresentato come la centralità della persona, il rispetto della sua capacità di autodeterminazione e l’orientamento all’inclusività possono trovare una concreta realizzazione.

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